• Giurisprudenza
  • Guida in stato di ebbrezza o sotto l'influenza di stupefacenti ed omicidio stradale, Illeciti penali
  • Dott.ssa Maristella Giuliano e Dott.ssa Tiziana Santucci

Guida in stato d'ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti: elementi probatori

Corte di Cassazione, IV Sezione penale - massima a cura della dott.ssa Maristella Giuliano
Sentenza 8 ottobre 2024 n. 37115

Guida in stato di ebbrezza - guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti – fattispecie – elementi oggettivi e soggettivi - elementi probatori – distinzioni

La prova dello stato di alterazione, nella guida in stato d'ebbrezza alcolica, è fornita dall'alcoltest che attesta il superamento di uno dei tassi alcolemici indicati nell'art. 186 cds; nella guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti ex art 187 cds , invece, è necessario che ci sia un accertamento tecnicobiologico ed anche che altre circostanze provino la situazione di alterazione psico-fisica.

 

 

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

QUARTA SEZIONE PENALE

 

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Presidente:

Salvatore DOVERE

Rel. Consigliere:

Gabriella CAPPELLO

ha pronunciato la seguente

Sentenza

 

Ritenuto in fatto

 1. La Corte d'appello di Palermo ha confermato la sentenza con la quale il Tribunale di quella città aveva condannato A. A. per il reato di cui all'art. 186, comma 2, lett. b), codice strada (tasso alcolemico accertato con etilometro pari a 1, 88 alla prima prova e 1, 93 g/I alla seconda, in Palermo il 25/12/2018, alle ore 4: 30).

 2. La Corte del gravame ha disatteso le doglianze difensive, con le quali si era contestato l'avvenuto avviso ai sensi dell'art. 114, disp. att., cod. proc. pen., ritenendo che la prova sul punto (verbale e dichiarazioni dell'organo accertatore) non fosse resistita da quella dichiarativa proveniente da uno dei passeggeri del veicolo (tale XXX, colui il quale era stato colto da malore, ragion per cui, secondo l'assunto difensivo, l'imputato si era trovato alla guida), il dichiarante non avendo fornito una risposta precisa sulla circostanza ("che io ricordi no").

 Quanto alla prova dello stato di ebbrezza, poi, ha valorizzato la sintomatologia riferita dal teste (alito vinoso, equilibrio precario, occhi lucidi), laddove, con riferimento all'elemento soggettivo, ha rilevato che esso può essere integrato anche dalla sola colpa, nell'occorso essendo stato l'imputato ben conscio di avere bevuto ad una cena aziendale, mettendosi poi alla guida per sostituire il CONTORNO che versava in condizione fisiche precarie.

 I giudici del gravame, esclusa la prescrizione del reato (dovendosi calcolare i periodi di sospensione indicati a pag. 7 della sentenza impugnata), hanno infine giustificato il bisogno di pena alla stregua dell'apprezzabile superamento dei A. A. mi di legge, quanto al rilevato tasso alcolemico, ma anche delle modalità del fatto, avuto riguardo alla circostanza che la condotta era stata tenuta di notte, in un'arteria principale di un centro abitato, con passeggeri a bordo dell'auto. Dall'insieme di tali elementi, hanno ricavato l'elevato grado del pericolo causato e la non assoggettabilità del reato alla speciale causa di non punibilità.

 Infine, la Corte territoriale ha disposto la revoca ex lege della sospensione condizionale della pena concessa dal primo giudice, avuto riguardo alla circostanza che l'imputato aveva già goduto due volte di quel beneficio.

 

3. La difesa ha proposto ricorso, formulando due motivi.

 Con il primo, ha dedotto violazione di legge, inosservanza della legge penale e vizio della motivazione, quanto alla sussistenza dell'elemento oggettivo dello stato di ebbrezza, ritenendo necessario anche l'accertamento di uno stato di alterazione correlato all'assunzione di sostanze alcoliche, contestando la valenza della sintomatologia affidata alle dichiarazioni del verbalizzante, in assenza di altri elementi, argomentazioni che ha ritenuto decisive anche quanto al giudizio sull'invocata causa di non punibilità, invocando le ragioni della condotta (posta in essere per sostituire uno degli occupanti dell'auto colto da malore dopo la cena aziendale).

 Con il secondo motivo, ha dedotto analoghi vizi quanto alla revoca d'ufficio della sospensione condizionale della pena: pur avendo la difesa riconosciuto la correttezza delle premesse in diritto operate dai giudici d'appello, le ha ritenute nella specie fuorvianti alla stregua dei precedenti annotati sul certificato del casellario giudiziale (11/12/2013, per un reato commesso in data 8/3/2007; 26/3/2019 per un reato commesso il 30/10/2013), rilevando che, dalla data della prima condanna irrevocabile e quella della seconda erano decorsi più di cinque anni.

 5. Il Procuratore generale, in persona del sostituto Olga MIGNOLO, ha rassegnato conclusioni scritte, con le quali ha chiesto il rigetto del ricorso.

 

6. Il difensore ha depositato conclusioni scritte, con le quali ha chiesto l'annullamento della sentenza impugnata.

 

Considerato in diritto

 

1. Il ricorso è inammissibile.

 

2. Il primo motivo è manifestamente infondato.

 La difesa ha reiterato doglianze che si pongono in ter A. A. di dissenso rispetto alle valutazioni operate in maniera conforme dai giudici del doppio grado, avendo quelli del gravame congruamente giustificato la valutazione delle prove acquisite e la valenza delle dichiarazioni del verbalizzante, siccome corroborate dal verbale, rispetto a quelle, ritenute invece incerte ed espresse in forma dubitativa, del teste XXX. In definitiva, con il ricorso sono stati attaccati aspetti del giudizio inerenti alla valutazione e all'apprezzamento del significato degli elementi probatori che attengono interamente al merito e non possono essere valutati dalla Corte di cassazione se non nei limiti in cui risulti viziato il percorso giustificativo sulla loro capacità dimostrativa, avendo la difesa sollecitato una rivalutazione del risultato probatorio, laddove sono precluse al giudice di legittimità la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata e l'autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, indicati dal ricorrente come maggiormente plausibili o dotati di una migliore capacità esplicativa rispetto a quelli adottati dal giudice del merito (sez. 6 n. 47204 del 07/10/2015, Musso, Rv. 265482-01; n. 5465 del 4/11/2020, dep. 2021, F., Rv.280601-01; sez. 3, n. 18521 del 11/1/2018, Ferri, Rv. 273217-01), stante la preclusione per questo giudice di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei gradi di merito (sez. 6 n. 25255 del 14/02/2012, Minervini, Rv. 253099).

 Quanto, poi, all'argomento che sembra far leva su un'asserita necessità di prova dello stato di alterazione, la difesa ha del tutto omesso di considerare che, nella specie, non si procede per il reato di guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti, ma in stato di ebbrezza e che l'esito positivo dell'alcoltest costituisce prova di tale condizione (sez. 4, n. 46841 del 17/12/2021, Patruno, Rv. 282659-01), essendosi da tempo chiarita, con orientamento consolidato, la differenza della prova dei due distinti reati, posto che, per la sussistenza del reato di guida in stato di ebbrezza alcolica è sufficiente la prova sintomatica dell'ebbrezza o che il conducente abbia superato uno dei tassi alcolemici indicati nel comma secondo dell'art. 186 cod. strada, laddove, per la configurabilità del reato di cui all'art. 187 stesso codice è necessario sia un accertamento tecnicobiologico, sia che altre circostanze provino la situazione di alterazione psico-fisica (ex multis, sez. 4, n. 41796 del 11/6/2009, Giardini, Rv. 245535-01; n. 46146 del 13/10/2021, Carlucci, Rv. 282550-01; n. 11679 del 15/12/2020, dep. 2021, Ibnezzayer, Rv. 280958-01; n. 15078 del 17/1/2020, Gentilini, Rv. 279140-01).

 Ciò vale anche per il giudizio sul bisogno di pena, adeguatamente giustificato dai giudici del merito con un ragionamento che ha valorizzato elementi certamente riconducibili ai parametri legali e che risulta coerente con i principi già affermati dalla giurisprudenza di legittimità, a mente dei quali, in tema di guida in stato di ebbrezza, l'assenza dei presupposti per l'applicabilità della causa di non punibilità di cui all'art. 131 bis cod. pen. deve motivarsi con riferimento alle concrete modalità di estrinsecazione del fatto, tali da generare un pericolo significativo in ter A. A. di non esiguità (sez. 4, n. 31843 del 17/5/2023, Nadal, Rv. 285065-02), trattandosi di giudizio che richiede una valutazione complessiva e congiunta delle peculiarità della fattispecie concreta che tenga conto, ai sensi dell'art. 133, comma 1, cod. pen., delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza da esse desumibile e dell'entità del danno e del pericolo (Sez. U, n. 13681 del 25/2/2016, Tushaj, Rv. 266590-01).

 

3. Anche il secondo motivo è manifestamente infondato.

 La Corte d'appello ha azionato i poteri officiosi alla stregua del combinato disposto di cui agli artt. 168, comma 3 e 164, comma 4, cod. pen., poiché l'imputato aveva beneficiato della sospensione per più di due volte e, quindi, in presenza di una causa ostativa (per essere stato cioè il beneficio già riconosciuto due volte) e non per avere commesso il nuovo reato nel quinquennio [art. 168, comma 1 n. 1, cod. pen., ipotesi per la quale varrebbe il principio secondo cui il momento al quale ancorare la revoca del beneficio è quello della commissione del reato e non quello del passaggio in giudicato della sentenza che lo accerta (sez. 5, n. 17974 del 14/2/2024, A., Rv. 286388-01; n. 11759 del 22/11/2019, dep. 2020, Greco, Rv. 279015-01)].

 Sul punto, è già stato chiarito e anche di recente ribadito che l'estinzione del reato a norma dell'art. 167 cod. pen. non comporta l'estinzione degli effetti penali diversi da quelli ivi espressamente previsti, sicché di tale reato deve comunque tenersi conto ai fini della sussistenza dei presupposti per la concessione della sospensione condizionale della pena (sez. 1, n. 47647 del 18/4/2019, Mkarrem, Rv. 277457-01; sez. 2, n. 6017 del 9/1/20924, Messina, Rv.285863-01).

 Ne deriva la legittimità della statuizione di revoca che, peraltro, ha natura dichiarativa sulla quale, in ogni caso, come correttamente osservato dalla Corte territoriale, deve ribadirsi quanto già affermato in sede di legittimità: infatti, proprio per tale natura, i suoi effetti risalgono al momento in cui si è verificata la condizione che l'abbia determinata, anche prima della pronuncia giudiziale e indipendentemente da essa. Nè consegue che non viola il divieto della reformatio in peius il giudice di appello che nel giudizio di cognizione dichiari la revoca di diritto del beneficio, anche su appello del solo imputato (Sez. U, n. 7551 del 8/4/1998, Cerroni, Rv. 210798-01; sez. 1, n. 20293 del 8/5/2008, Di Rocco, Rv. 239996-01).

 4. Alla inammissibilità segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende, non ravvisandosi cause di esonero della responsabilità (Corte cost. n. 186/2000).

 

Per questi motivi

 Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.