Ai fini del risarcimento dei danni patiti dai familiari di un pedone investito mortalmente da un veicolo, occorre valutare, nella ricostruzione del fatto dannoso, non solo la condotta negligente o inesperta del conducente del veicolo ma anche la condotta del pedone.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione III sezione civile, con la sentenza 24 novembre 2009, n. 24689, sottolineando la necessità di verificare se il pedone abbia creato, con il suo comportamento imprudente, una situazione di pericolo, ponendo i veicoli sopravvenienti in una condizione di difficoltà tale da non consentirgli di attuare le manovre necessarie ad evitare l’impatto.
Il testo della sentenza e la relativa massima sono a disposizione degli abbonati sul corrente fascicolo della Rivista.