La Commissione europea, in un documento in cui illustra la propria posizione in vista dei negoziati internazionali sul clima, afferma che, nel futuro, il costo degli interventi per combattere l'effetto serra è destinato a registrare una forte crescita, con un aumento annuale complessivo di 175 miliardi di euro entro il 2020, del quale oltre la metà verrà speso nei paesi in via di sviluppo, come la Cina e l'India.
Il documento della Commissione illustra diverse opzioni per aumentare i finanziamenti necessari, prevedendo che ciascun Paese contribuisca in base al proprio reddito e alla propria quota di emissioni anche tramite l'asta di una parte dei diritti di emissione di CO2.
L'UE e le altre potenze economiche dovrebbero impegnarsi nel sostenere il costo dell'abbattimento delle emissioni di gas serra prodotte da tali Paesi. In cambio, tutti i Paesi in via di sviluppo (ad eccezione di quelli più poveri) dovrebbero adottare strategie di sviluppo più ecologiche per limitare le emissioni come, ad esempio, la salvaguardia delle foreste tropicali, che svolgono un ruolo importante nell'assorbire l'anidride carbonica.
L'UE mira a consolidare la sua posizione in occasione dei negoziati sul clima che si terranno a Copenaghen a dicembre. L'ONU è infatti impegnata organizzare una conferenza per garantire un nuovo e più forte approccio a livello mondiale per combattere il surriscaldamento del pianeta. L'attuale trattato (il protocollo di Kyoto) scade alla fine del 2012.
L'UE prevede che i Paesi industrializzati dovranno impegnarsi a ridurre del 30% entro il 2020 le emissioni di gas ad effetto serra, rispetto ai livelli del 1990, secondo una percentuale che varierà a seconda del Paese e che terrà conto di diversi parametri, tra cui il reddito, i dati demografici, il livello delle emissioni e le misure attuate in passato per abbatterle.